sabato 8 novembre 2008

Il Pew Forum on Religion and Public Life sul voto americano

L'analisi dei risultati elettorali secondo il Pew Forum on Religion and Public Life

Il voto dei cristiani e Obama
Quando l'economia è tema etico


di Marco Bellizi

I cristiani degli Stati Uniti hanno votato per Barack Obama nella stessa percentuale del resto dell'elettorato. Ma dove i temi etici sono stati oggetto di particolari attenzioni da parte della Chiesa il candidato repubblicano McCain ha ottenuto preferenze in misura sensibilmente maggiore che nel resto del Paese. Dalle prime analisi delle elezioni presidenziali del 2008 negli Stati Uniti, condotte per il momento sugli exit poll, si ricava come Barack Obama abbia saputo convincere in modo consistente anche l'elettorato cristiano, sia pura in misura maggiore fra gli ispanici. Non solo. Una piccola percentuale dei cristiani praticanti, tradizionalmente schierati con i repubblicani, in questa occasione avrebbe cambiato orientamento. Il Pew Forum on Religion and Public Life, uno dei maggiori istituti statistici del Paese, ha pubblicato un'analisi articolata nella quale si nota come da quasi tutti i gruppi religiosi il candidato democratico abbia ricevuto il voto in quantità eguali o superiori a quelli ricevuti dal candidato democratico John Kerry nel 2004. Ma, chiaramente, con diverse articolazioni. Una consistente differenza persiste ancora fra il sostegno che Obama ha ricevuto dai protestanti evangelici bianchi e i non religiosamente affiliati, chi cioè pur affermando di essere un credente non si ritiene affiliato a nessuna confessione in particolare. Similarmente, una consistente differenza esiste fra coloro i quali frequentano la chiesa regolarmente e quelli che lo fanno meno spesso.
Nella vittoria di Obama nei confronti del candidato repubblicano McCain, il più grande guadagno dei democratici (otto punti percentuali) è stato dunque fra coloro i quali non sono affiliati a nessuna religione in particolare: i tre quarti di questo gruppo ha appoggiato Obama. Lo stesso gruppo è stato anche quello che in gran parte ha sostenuto i democratici nelle precedenti due elezioni, con il 61% che aveva appoggiato Al Gore nel 2000 e il 67% che ha appoggiato Kerry nel 2004.
Secondo il Pew Forum, i cattolici si sono mossi notevolmente in direzione democratica nel 2008; in totale i cattolici che hanno votato Obama sono stati il 9% in più rispetto a quelli che hanno scelto McCain (rispettivamente 54% e 45%). Al contrario, quattro anni fa i cattolici che avevano votato repubblicano, favorendo George W. Bush rispetto a Kerry erano stati il 52% contro il 47%. Sebbene al momento ancora non ci siano analisi certe, anche dagli exit poll appare evidente come Obama sia andato bene soprattutto fra i Latino Catholics, i cattolici ispanici. I due terzi dei Latinos hanno preferito Obama a McCain, con un incremento di tredici punti percentuali rispetto a quanti avevano votato per il candidato democratico secondo gli exit poll del 2004. Allo stesso tempo, Obama ha guadagnato il 4% di voti fra i white catholics, un incremento quindi minore rispetto a quello ottenuto fra i cattolici in generale. Infatti, nel 2004, i cattolici bianchi avevano favorito - come anche nel 2008 - il candidato repubblicano, sebbene con un più piccolo margine: tredici punti percentuali di vantaggio repubblicano nel 2004 contro i cinque punti di vantaggio nel 2008.
In aggiunta all'incremento di voti registrato fra gli inaffiliati e fra i cattolici, Obama si è comportato meglio di Kerry anche fra i protestanti. In totale, il 45% di questi ha votato per il democratico, con un incremento del 5% rispetto al 2004. Il guadagno più consistente ottenuto dal neopresidente degli Stati Uniti fra i protestanti è stato fra i non bianchi. È interessante notare tuttavia come l'incremento registrato da Obama sia avvenuto fra i bianchi evangelici (più 5%), gruppo tradizionalmente repubblicano, rispetto ai protestanti bianchi che non si definiscono evangelici.
Ciononostante, una differenza esiste fra i voti dei protestanti evangelici bianchi e la popolazione religiosamente non affiliata. Nel 2008, il 26% dei bianchi evangelici ha votato per Obama contro il 75% appunto dei non affiliati, con uno scarto quindi del 49%. Tale scarto è largamente più ampio di quello registrato nel 2004, quando il 21% dei bianchi evangelici aveva votato Kerry, contro il 67% degli inaffiliati.
Mentre Obama ha guadagnato consenso ai democratici nella maggioranza dei gruppi religiosi, allo stesso tempo, ha mantenuto o migliorato il risultato indipendentemente da quanto i fedeli siano praticanti. Il 43% dei praticanti - vengono considerati tali ai fini di questo studio i fedeli che frequentano i servizi religiosi almeno una volta a settimana - ha votato Obama, contro il 39% che aveva votato Kerry. E l'incremento è particolarmente pronunciato nel sottogruppo composto da chi partecipa ai servizi religiosi più di una volta a settimana (sempre il 43% contro però il 35% di chi aveva appoggiato Kerry nel 2004). Obama ha poi ottenuto il voto del 57% degli elettori che frequentano solo occasionalmente la chiesa (nel 2004 Kerry aveva ottenuto il 53%). Fra chi dichiara di non frequentare mai la chiesa Obama ha poi ottenuto il 67% dei voti contro il 62% di Kerry.
Gli exit poll dimostrano quindi come ci sia stato un sia pur minimo movimento fra i praticanti e i non praticanti democratici. Infatti mentre la differenza nel 2008 è stata del 24% (43% a favore di Obama fra i praticanti rispetto al 67% dei non praticanti), nel 2004 lo scarto era del 23%. A dimostrazione, ancora una volta, che il candidato democratico nel 2008 è riuscito a guadagnare consensi, sebbene in minima parte, anche fra gli elettori che tradizionalmente votavano per i repubblicani.
In generale, gli exit poll rivelano come la composizione religiosa dell'elettorato nel 2008 rifletta sostanzialmente quella del 2004. La porzione cattolica dell'elettorato è rimasta sostanzialmente stabile (il 27%) così come quella degli inaffiliati (11% contro il 10%). L'elettorato bianco evangelico è stato invece del 23% rispetto al 20% di quattro anni fa. Ma sono diminuiti gli elettori che dichiarano di frequentare la chiesa più di una volta a settimana (12% contro il 16%).
Gran parte degli analisti che in queste ore stanno analizzando il voto, sono d'accordo sul fatto che gli elettori hanno basato la loro scelta in primo luogo su questioni come l'economia, l'assistenza sanitaria e la guerra in Iraq, piuttosto che su questioni sulle quali tradizionalmente si incentrano le preoccupazioni religiose, come l'aborto o le unioni fra persone dello stesso sesso. L'agenzia Catholic News Service riporta a questo proposito alcune dichiarazioni fatte da Stephen Schneck, direttore del Life Cycle Institute presso la Catholic University of America nel corso di una teleconferenza sponsorizzata dall'organizzazione Faith in Public Life: per i cattolici, soprattutto in tempi di crisi, anche l'economia è una questione morale, ha detto Schneck. Mark Gray, ricercatore associato del Georgetown University's Center for Applied Research in the Apostolate, ha indicato poi alcuni Stati nei quali gli elettori cattolici hanno votato per McCain in misura maggiore rispetto al resto degli elettori dello Stato. In Missouri, per esempio, McCain e Obama hanno ottenuto entrambi il 50% dei voti. I cattolici dello stesso Stato hanno invece scelto il candidato repubblicano con una percentuale del 55%. In Pennsylvania Obama ha invece ottenuto, a sua volta, il 55% ma McCain ha vinto fra i cattolici (52%).
Ciò che distingue questi Stati, ha spiegato Gray, è che in ciascuno di essi almeno un vescovo ha fatto dichiarazioni nelle quali si è evidenziata la spinta agli elettori a votare per il partito favorevole a una revisione della sentenza Roe vs Wade, la decisione della Corte Suprema che nel 1973 ha virtualmente introdotto l'aborto a richiesta.
Va precisato tuttavia che sebbene la Conferenza episcopale degli Stati Uniti nel documento Forming Consciences for Faithful Citizenship abbia sottolineato l'importanza del tema dell'aborto al momento del voto, allo stesso tempo ha lasciata aperta la possibilità che i cattolici possano in buona coscienza votare candidati che non siano a favore della revisione della Roe vs Wade. "Votare in tal modo - è stato detto - potrebbe essere permesso solo per ragioni morali realmente gravi, non per sostenere interessi ristretti o di parte o per ignorare un fondamentale male morale". Ciononostante, il vescovo di Scranton, Joseph Francis Martino, ha scritto una lettera ai fedeli della diocesi e ha diffuso un video nei quali affermava che la questione dell'aborto va considerata preminente rispetto a qualsiasi altra al momento del voto. Secondo Schneck sembra che "gli sforzi del vescovo Martino e di altri presuli hanno avuto effetto nel mettere in evidenza la questione pro vita presso i cattolici della Pennsylvania".



(©L'Osservatore Romano - 8 novembre 2008)

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