sabato 1 novembre 2008

Il testo del discorso tenuto ieri dal Papa su fede e scienza

Benedetto XVI all'assemblea plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze

Non c'è opposizione
tra fede nella creazione e scienza


Non c'è opposizione tra la comprensione di fede della creazione" e "la prova delle scienze empiriche". Lo ha ribadito Benedetto XVI nel discorso rivolto ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, ricevuti in udienza nella mattina di venerdì 31 ottobre, nella Sala Clementina.

Distinguished Ladies and Gentlemen,
I am happy to greet you, the members of the Pontifical Academy of Sciences, on the occasion of your Plenary Assembly, and I thank Professor Nicola Cabibbo for the words he has kindly addressed to me on your behalf.
In choosing the topic Scientific Insight into the Evolution of the Universe and of Life, you seek to focus on an area of enquiry which elicits much interest. In fact, many of our contemporaries today wish to reflect upon the ultimate origin of beings, their cause and their end, and the meaning of human history and the universe.
In this context, questions concerning the relationship between science's reading of the world and the reading offered by Christian Revelation naturally arise. My predecessors Pope Pius xii and Pope John Paul ii noted that there is no opposition between faith's understanding of creation and the evidence of the empirical sciences. Philosophy in its early stages had proposed images to explain the origin of the cosmos on the basis of one or more elements of the material world. This genesis was not seen as a creation, but rather a mutation or transformation; it involved a somewhat horizontal interpretation of the origin of the world. A decisive advance in understanding the origin of the cosmos was the consideration of being qua being and the concern of metaphysics with the most basic question of the first or transcendent origin of participated being. In order to develop and evolve, the world must first be, and thus have come from nothing into being. It must be created, in other words, by the first Being who is such by essence.
To state that the foundation of the cosmos and its developments is the provident wisdom of the Creator is not to say that creation has only to do with the beginning of the history of the world and of life. It implies, rather, that the Creator founds these developments and supports them, underpins them and sustains them continuously. Thomas Aquinas taught that the notion of creation must transcend the horizontal origin of the unfolding of events, which is history, and consequently all our purely naturalistic ways of thinking and speaking about the evolution of the world. Thomas observed that creation is neither a movement nor a mutation. It is instead the foundational and continuing relationship that links the creature to the Creator, for he is the cause of every being and all becoming (cf. Summa Theologiae, I, q. 45, a. 3).
To "evolve" literally means "to unroll a scroll", that is, to read a book. The imagery of nature as a book has its roots in Christianity and has been held dear by many scientists. Galileo saw nature as a book whose author is God in the same way that Scripture has God as its author. It is a book whose history, whose evolution, whose "writing" and meaning, we "read" according to the different approaches of the sciences, while all the time presupposing the foundational presence of the author who has wished to reveal himself therein. This image also helps us to understand that the world, far from originating out of chaos, resembles an ordered book; it is a cosmos. Notwithstanding elements of the irrational, chaotic and the destructive in the long processes of change in the cosmos, matter as such is "legible". It has an inbuilt "mathematics". The human mind therefore can engage not only in a "cosmography" studying measurable phenomena but also in a "cosmology" discerning the visible inner logic of the cosmos. We may not at first be able to see the harmony both of the whole and of the relations of the individual parts, or their relationship to the whole. Yet, there always remains a broad range of intelligible events, and the process is rational in that it reveals an order of evident correspondences and undeniable finalities: in the inorganic world, between microstructure and macrostructure; in the organic and animal world, between structure and function; and in the spiritual world, between knowledge of the truth and the aspiration to freedom. Experimental and philosophical inquiry gradually discovers these orders; it perceives them working to maintain themselves in being, defending themselves against imbalances, and overcoming obstacles. And thanks to the natural sciences we have greatly increased our understanding of the uniqueness of humanity's place in the cosmos.
The distinction between a simple living being and a spiritual being that is capax Dei, points to the existence of the intellective soul of a free transcendent subject. Thus the Magisterium of the Church has constantly affirmed that "every spiritual soul is created immediately by God - it is not 'produced' by the parents - and also that it is immortal" (Catechism of the Catholic Church, 366). This points to the distinctiveness of anthropology, and invites exploration of it by modern thought.
Distinguished Academicians, I wish to conclude by recalling the words addressed to you by my predecessor Pope John Paul ii in November 2003: "scientific truth, which is itself a participation in divine Truth, can help philosophy and theology to understand ever more fully the human person and God's Revelation about man, a Revelation that is completed and perfected in Jesus Christ. For this important mutual enrichment in the search for the truth and the benefit of mankind, I am, with the whole Church, profoundly grateful".
Upon you and your families, and all those associated with the work of the Pontifical Academy of Sciences, I cordially invoke God's blessings of wisdom and peace.

La traduzione del discorso del Papa

Illustri signore e signori,
sono lieto di salutare voi, membri della Pontificia Accademia delle Scienze, in occasione della vostra assemblea plenaria, e ringrazio il professor Nicola Cabibbo per le parole che mi ha cortesemente rivolto a vostro nome.
Nella scelta del tema "Comprensione scientifica dell'evoluzione dell'universo e della vita", cercate di concentrarvi su un'area di indagine che solleva grande interesse. Infatti, oggi molti nostri contemporanei desiderano riflettere sull'origine fondamentale degli esseri, sulla loro causa, sul loro fine e sul significato della storia umana e dell'universo.
In questo contesto, è naturale che sorgano questioni relative al rapporto fra la lettura che le scienze fanno del mondo e quella offerta dalla rivelazione cristiana. I miei predecessori Papa Pio xii e Papa Giovanni Paolo ii hanno osservato che non vi è opposizione fra la comprensione di fede della creazione e la prova delle scienze empiriche. Agli inizi la filosofia ha proposto immagini per spiegare l'origine del cosmo sulla base di uno o più elementi del mondo materiale. Questa genesi non era considerata come una creazione, quanto piuttosto come una mutazione o trasformazione. Implicava una interpretazione in qualche modo orizzontale dell'origine del mondo. Un progresso decisivo nella comprensione dell'origine del cosmo è stato la considerazione dell'essere in quanto essere e l'interesse della metafisica per la questione fondamentale dell'origine prima e trascendente dell'essere partecipato. Per svilupparsi ed evolversi il mondo deve prima essere, e quindi essere passato dal nulla all'essere. Deve essere creato, in altre parole, dal primo Essere che è tale per essenza.
Affermare che il fondamento del cosmo e dei suoi sviluppi è la sapienza provvida del Creatore non è dire che la creazione ha a che fare soltanto con l'inizio della storia del mondo e della vita. Ciò implica, piuttosto, che il Creatore fonda questi sviluppi e li sostiene, li fissa e li mantiene costantemente. Tommaso d'Aquino ha insegnato che la nozione di creazione deve trascendere l'origine orizzontale del dispiegamento degli eventi, ossia della storia, e di conseguenza tutti i nostri modi meramente naturalistici di pensare e di parlare dell'evoluzione del mondo. Tommaso ha osservato che la creazione non è né un movimento né una mutazione. È piuttosto il rapporto fondazionale e costante che lega le creature al Creatore poiché Egli è la causa di tutti gli esseri e di tutto il divenire (cfr. Summa theologiae, I, q. 45, a.3).
"Evolvere" significa letteralmente "srotolare un rotolo di pergamena", cioè, leggere un libro. L'immagine della natura come libro ha le sue origini nel cristianesimo ed è rimasta cara a molti scienziati. Galileo vedeva la natura come un libro il cui autore è Dio così come lo è delle Scritture. È un libro la cui storia, la cui evoluzione, la cui "scrittura" e il cui significato "leggiamo" secondo i diversi approcci delle scienze, presupponendo per tutto il tempo la presenza fondamentale dell'autore che vi si è voluto rivelare. Questa immagine ci aiuta a comprendere che il mondo, lungi dall'essere stato originato dal caos, assomiglia a un libro ordinato. È un cosmo. Nonostante elementi irrazionali, caotici e distruttivi nei lunghi processi di cambiamento del cosmo, la materia in quanto tale è "leggibile". Possiede una "matematica" innata. La mente umana, quindi, può impegnarsi non solo in una "cosmografia" che studia fenomeni misurabili, ma anche in una "cosmologia" che discerne la logica interna visibile del cosmo. All'inizio potremmo non riuscire a vedere né l'armonia del tutto né delle relazioni fra le parti individuali né il loro rapporto con il tutto. Tuttavia, resta sempre un'ampia gamma di eventi intellegibili, e il processo è razionale poiché rivela un ordine di corrispondenze evidenti e finalità innegabili: nel mondo inorganico fra microstruttura e macrostruttura, nel mondo animale e organico fra struttura e funzione, e nel mondo spirituale fra conoscenza della verità e aspirazione alla libertà. L'indagine filosofica e sperimentale scopre gradualmente questi ordini. Percepisce che operano per mantenersi in essere, difendendosi dagli squilibri e superando ostacoli. Grazie alle scienze naturali abbiamo molto ampliato la nostra comprensione dell'unicità del posto dell'umanità nel cosmo.
La distinzione fra un semplice essere vivente e un essere spirituale, che è capax Dei, indica l'esistenza dell'anima intellettiva di un libero oggetto trascendente. Quindi, il Magistero della Chiesa ha costantemente affermato che "ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio - non è "prodotta" dai genitori - ed è immortale" (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 366). Ciò evidenzia gli elementi distintivi dell'antropologia e invita il pensiero moderno ad esplorarli.
Illustri accademici, desidero concludere ricordando le parole che vi rivolse il mio predecessore Papa Giovanni Paolo ii nel novembre del 2003: "Sono sempre più convinto che la verità scientifica, che è di per sé una partecipazione alla Verità divina, possa aiutare la filosofia e la teologia a comprendere sempre più pienamente la persona umana e la Rivelazione di Dio sull'uomo, una rivelazione compiuta e perfezionata in Gesù Cristo. Per questo importante arricchimento reciproco nella ricerca della verità e del bene dell'umanità, io, insieme a tutta la Chiesa, sono profondamente grato".
Su di voi, sulle vostre famiglie e su tutti coloro che sono associati all'opera della Pontificia Accademia delle Scienze invoco di cuore le benedizioni divine di sapienza e di pace.



(©L'Osservatore Romano - 1 novembre 2008)

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