domenica 16 novembre 2008

L'esercito Usa restituisce il Babel College ai Caldei

Baghdad, 15. L'unica facoltà teologica cristiana in Iraq, la "Babel College" è stata restituita alla Chiesa Caldea. L'edificio era stato abbandonato e chiuso per motivi di sicurezza e, alla fine di marzo 2007, era stato occupato dall'esercito americano che lo aveva trasformato in una base operativa.

Le attività didattiche del collegio, affiliato alla Pontificia Università Urbaniana, erano state trasferite ad Ankawa, nel nord del Paese. È stato trasferito là anche il seminario maggiore caldeo di San Pietro e l'istituto di scienze religiose per la preparazione dei catechisti, a causa dell'insicurezza che minaccia le comunità cristiane, le chiese e gli edifici ecclesiastici.
Dopo diciannove mesi, il Babel College è quindi tornato alla Chiesa Caldea, grazie alla nuova politica americana che intende lasciare il controllo delle strade all'esercito iracheno. Così, il 6 novembre scorso sono stati firmati i documenti che sanciscono la restituzione degli edifici ed il risarcimento per i danni provocati.
"Secondo l'accordo stilato - ha spiegato monsignor Jacques Isaac, rettore del Babel College - l'esercito americano provvederà al restauro delle parti danneggiate e a sostituire ciò che è stato distrutto, come le attrezzature delle aule e la tipografia".
L'accordo è stato siglato oltre che da monsignor Isaac anche dal vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, monsignor Shlemon Warduni.
Il rettore ha auspicato che, una volta ultimati i lavori di restauro, si possa riprendere l'attività didattica. "Speriamo - ha detto - che tutto nel complesso di Dora, la facoltà, l'istituto e il seminario, possa tornare a funzionare come prima. Le sezioni create ad Ankawa non saranno comunque chiuse: in questi mesi ci siamo resi conto della loro utilità anche nel nord ed intendiamo mantenerle funzionanti".
La sicurezza dell'edificio è ora affidata all'esercito iracheno che dovrà dimostrare di saperlo e volerlo proteggere, dando prova della volontà del governo di rispettare e garantire le minoranze. In ogni caso a distanza di cinque anni e mezzo dall'inizio della guerra in Iraq è incredibile come la speranza sia ancora la molla che guida gli iracheni. Che ci sia ancora qualcuno, e tra essi il rettore monsignor Isaac, che abbia ancora voglia di lottare, di costruire, di pensare al futuro.


(©L'Osservatore Romano - 16 novembre 2008)

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